SILVANA DE MARI COMMUNITY
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Silvana de Mari |
Indice .
- Denuncia da parte del Pride di Torino
- Mia memoria di difesa denuncia del Pride
- Denuncia Mario Mieli
- Mia memoria di difesa Mario Mieli
1 Denuncia da parte del Pride di Torino
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI TORINO
R.G.N.R.4000/17
INVITO A PRESENTARSI NEI CONFRONTI DI
PERSONA SOTTOPOSTA AD INDAGINI
IL PUBBLICO MINISTERO Dr. Enrico Arnaldi di Balme
letti gli atti di procedimento sopra indicato nei conftonti di:
DE MARI Silvana
Assistito e difeso di ufficio dall’avv. sotto indicato
Per il
Reato di cui agli artt.81 cpv, 595 commi 1 e 3 c.p. perché, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, offendeva in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale, rappresentate dal Coordinamento Torino Pride LGBT, e segnatamente asseriva:
- sia nel corso di un’intervista pubblicata sul sito web http://www.lacrocequotidiano.it in data 13.01.2017, sia sul suo blog personale http://silvanademari.iobloggo.com in data 16.01.2017, che tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia, con le seguenti frasi: “Se si stabilisce che l’omosessualità non è un disordine di natura, allora anche la pedofilia lo può essere altrettanto” o “il movimento lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia” ed altre simili;
- nel corso di un’intervista radiofonica durante il programma “La Zanzara” di Radio 24, che l’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica, anche usata come pratica di iniziazione al satanismo;
- sui due blog silvanademaricommunity.it e http://silvanademari.iobloggo.com il 24.01.2017 e 16.01.2017 che “La sodomia è antigienica” e comporta il diffondersi di malattie, affermando “Ho il diritto di chiederti se le mani, dopo aver toccato il pene estratto dalla cavità anale, ve le siete lavate anche con l’amuchina o solo con l’acqua, perché nel secondo caso preferisco non darvi la mano; se non avete usato l’amuchina c’è il rischio di beccarsi l’escherichia coli”;
- durante le due interviste pubblicate sui siti web www. Lanuovabg.it il 12.01.2017 e lacrocequotidiano.it il 13.01.2017, che l’omosessualità è contro natura, adducendo a sostegno di questa tesi i propri studi di medicina relativi all’apparato riproduttivo e digerente, producendo la seguente frase ”Ma io sono un medico. Queste persone hanno mai fatto una rettoscopia? Non considerano la tragedia delle malattie infettive? (…)”, e che l’omosessualità è un disturbo, in quanto nel corso della sua carriera da medico aveva visto condizioni spaventose e malattie devastanti nelle endoscopie anali effettuate sugli omosessuali;
2 Mia memoria di difesa
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI TORINO
P.M. Dr. E. Arnaldi di Balme
Proc. nr. 4000/17 R.G.N.R.
Io sottoscritta Silvana De Mari, assistita dagli avv.ti prof. Mauro Ronco e Fabio Candalino, sottoposta a indagini nel procedimento sopra rubricato presento la seguente
MEMORIA
proponendomi in modo particolare di dimostrare che le accuse formulate nel capo di imputazione non hanno alcun fondamento. Io ho sempre inteso esprimere la verità scientifica, peraltro corrispondente alla verità metafisica, riguardante il significato della sessualità umana, nonché le gravi malattie che si trasmettono sessualmente attraverso pratiche di erotismo anale.
- L’esclusivo intento di riferire verità biologiche, fisiche e infettivologiche sottaciute o sottostimate
Mai ho inteso offendere le persone, né in quanto singoli, né in quanto categoria di persone; bensì informarle con la chiarezza concettuale necessaria di dati universalmente sottaciuti o. nel migliore dei casi, sottostimati, al fine di prevenire comportamenti contrari al loro benessere sia fisico che psichico, addirittura in molti casi comportamenti contrari alle stesse esigenze della sopravvivenza.
L’opera da me compiuta è estranea a qualsiasi intento di offesa verso alcuno, singolo e gruppo, poiché costituisce un contributo necessario a una informazione completa e veritiera, che metta in guardia, soprattutto i giovani, dai rischi che corrono la loro vita e la loro salute.
Lo scopo della mia lunga storia personale e scientifica, che si è sempre avvalsa della ricerca e dell’esperienza empirica, oltre che della riflessione culturale, è stato di diffondere la prevenzione delle malattie e di curarle, quale fosse l’origine delle stesse e quali fossero le persone che ne fossero portatrici, avvalendomi delle informazioni scientifiche più aggiornate e dei mezzi di prevenzione e di cura più efficaci. Nella breve esperienza medica che ho avuto in Etiopia nel lontano 1986, ai tempi in cui erano presenti nel paese truppe di occupazione sovietiche e cubane, ho potuto constatare che i picchi di prostituzione minorile dell’epoca erano accompagnati da una condizione anale spaventosa dei giovani maschi vittime.
- I danni fisici e infettivologici dell’erotismo anale
Con riguardo alle accuse mossemi, contesto radicalmente di aver potuto mai diffamare qualcuno o di aver soltanto inteso farlo.
Le accuse si incentrano sul fatto che io avrei offeso l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale. Ciò è assolutamente contrario al significato obiettivo delle frasi riferite nel capo di imputazione (o di altre proposizioni che si possono trovare nei miei scritti).
Il significato obiettivo delle mie affermazioni è volto a dimostrare il disordine intrinseco dell’erotismo anale, il rapporto ano/pene, sia che sia perpetrato da un uomo su un uomo, quanto da un uomo su una donna. L’erotismo anale, invero, non è presente in tutte le relazioni same sex, ed è purtroppo presente in sempre più relazioni uomo/donna.
Si tratta di un disordine intrinseco riscontrabile a vari livelli:
- i) sul piano del significato della sessualità biologica, oltre che umana, la penetrazione del pene dall’esterno verso l’interno di un organo, l’ano, progettato per essere percorso dall’interno verso l’esterno, nonché le dimensioni del pene, di diametro di norma molto superiore alle feci, causano dolore e gravi danni anatomici e funzionali e infine degenerativi e infettivi. Ritengo di poter inferire che l’erotismo anale non possa far parte dell’ordine della natura.
- ii) Il disordine intrinseco di carattere biologico dell’erotismo anale trova un riscontro in primo luogo nei gravi pericoli cui sono esposti i partecipanti al rapporto. Mi debbo soffermare su una breve esposizione dei danni prima fisici e poi infettivologici legati alla penetrazione anale, talmente inoppugnabili e talmente studiati da essere indicati dalla comunità medica nel loro insieme con il nome di gay bowel syndrome.
iii) Sul piano fisico meccanico: la circonferenza delle feci è tra 25 e 50 mm. Quando le feci arrivano ad essere più voluminose e dure, fino a una circonferenza di 70 mm causano sovradistensione e lesioni (ragadi ed emorroidi). La circonferenza media del pene in erezione è 120 mm, più del doppio del massimo delle feci normali e la consistenza è superiore.
- iv) Inoltre (L. Gallone et altri, Fisiopatologia Chirurgica, Ed. Masson, 1986, p.327) la cavità anorettale è strutturata per essere percorsa dall’interno verso l’esterno, i recettori di pienezza disposti cranialmente causano l’apertura di fibre sfinteriali disposte caudalmente. Il percorrere la cavità anorettale in senso caudo craniale da parte di un organo di dimensioni più che doppie delle feci di dimensioni massime, quindi di dimensioni ben superiori a quelle previste dalla fisio anatomia, causa un danno biologico, più o meno piccolo, più o meno grave, anche in condizioni in cui si sia sempre usato il preservativo e non vi sia stata immissione di microorganismi sessualmente trasmissibili.
- v) Le conseguenze di tutto questo possono essere l’aggravamento delle emorroidi e quindi provocare sanguinamento; altre conseguenze sono fistole, ragadi, ascesso anale e perianale per ingresso di batteri fecali in microlesioni, prolasso rettale. Il prolasso, sempre più diffuso, quasi obbligatorio tra le e i pornostar (https://www.vice.com/it/article/rosebud-sesso-anale) è provocato intenzionalmente e sfruttato in una tecnica di erotismo estremo, che vuol dire sadismo sempre più banalizzato, detto rusebud, incontinenza fecale (l’incontinenza fecale, di grado più o meno grave, è indispensabile alle pratiche erotiche del fisting e ass gaping, introduzione del pugno o della mano aperta nell’ano, ed è purtroppo sempre più diffusa) e, nei casi più gravi, soprattutto dove esista un’insufficienza immunologica acquisita, la gangrena perianale.
Se si verifica una emorragia nel rapporto anale ciò può essere anche conseguenza di una lacerazione nei tessuti anali o rettali (crepa anale) o di una perforazione nel colon, quest’ultima è una emergenza medica gravissima che dovrebbe essere curata con un intervento medico immediato. Il sanguinamento nel retto è di solito il risultato del sesso con penetrazione anale anche se il sanguinamento è modesto e quindi non visibile. Ciò avviene per la mancanza nel retto di elasticità, perché la mucosa anale è sottile e piccoli vasi sanguigni sono presenti direttamente sotto la membrana mucosa. Al contrario di altri comportamenti sessuali, la penetrazione anale pone un più serio pericolo di danni a causa dello stiramento del canale anale e dei tessuti rettali. Le lesioni anali includono lacerazioni dello sfintere anale e rettale e sigma perforazione, che può portare alla morte.
- vi) La ripetizione della penetrazione anale può causare indebolimento dello sfintere anale e può causare prolasso rettale o provocare l’incontinenza fecale. Il sesso anale da solo non cagiona il cancro anale. Il rischio di cancro anale tramite il sesso anale è provocato all’infezione HPV, che si contrae spesso attraverso sesso anale non protetto. L’American Cancer Society aggiunge che “il rapporto anale ricettivo aumenta il rischio di cancro anale sia negli uomini che nelle donne, in particolare in quelli di età inferiore a 30 anni”. A causa di ciò gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini presentano un alto rischio di questo tipo di tumore.
vii) Numerosi e gravi sono i rischi infettivologici. La cavità anale fa parte del tubo digerente; quindi ha una notevole capacità assorbente. In un rapporto pene/vagina senza protezione e con emissione di sperma nella cavità vaginale, il rischio di contrarre patologie infettive è doppio per la femmina che per il maschio. La penetrazione del pene nell’ano senza protezione, colloquialmente nota come barebacking, comporta un maggiore rischio di trasmissione di infezioni trasmesse sessualmente perché lo sfintere anale è una zona delicata, un tessuto che facilmente può subire traumi, che possono fornire una via di ingresso per patogeni. L’elevata concentrazione di globuli bianchi intorno al retto, insieme con il rischio di lacerazioni, e la funzione del colon di assorbire fluidi, sono motivi per cui chi pratica sesso anale è ad alto rischio di malattie sessualmente trasmissibili. L’uso di preservativi e l’uso abbondante di lubrificante , riducono i rischi di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili. Tuttavia, un preservativo può rompersi o levarsi durante il sesso anale, e questo è più probabile che accada con il sesso anale che con altri atti sessuali a causa della tenuta degli sfinteri anali durante l’attrito.
Nel rapporto anopenieno con emissione di sperma, dove il partner sia infetto, il rischio è quadruplo per il soggetto passivo che per quello attivo, perché, sempre, ci sono microlesioni e perché qui c’è anche la capacità assorbente della mucosa rettale, dato che il retto fa parte del tubo digerente, ed è maggiore per il soggetto attivo rispetto al rapporto vaginale perché per entrare nella cavità anale, meno elastica e morbida della cavità vaginale, il pene può subire microlesioni. Questa capacità assorbente permette purtroppo con grande facilità l’ingresso nel circolo linfatico e quindi, poi, in quello ematico, di microorganismi. Aumenta, oltre al rischio di aids, epatite B, sifilide, gonorrea, herpes, condilomi, anche il rischio di cancro dell’ano da papilloma virus, come precedentemente accennato. Inoltre, come dimostrato da studi innumerevoli, aumenta nelle persone che praticano l’erotismo anale il rischio di epatite A e di contaminazione di batteri orofecali.
viii) In Italia si è registrata una “epidemia” di epatite A tra gli uomini omosessuali con una impennata di casi negli ultimi sette mesi. L’allerta è arrivato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che identifica tra le possibili cause anche l’Europride tenutosi ad Amsterdam lo scorso agosto, possibile veicolo che ha facilitato la diffusione del virus. Da qui un forte invito a incentivare la vaccinazione nella comunità gay.
In Italia, nel periodo agosto 2016-febbraio 2017, sono stati notificati al Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta 583 casi: si tratta di un numero di quasi 5 volte maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’età mediana è di 34 anni e l’85% dei casi è di sesso maschile. Rileva l’ISS, “un’alta percentuale dei casi (61%) dichiara preferenze omosessuali”… Secondo quanto riporta il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), tra febbraio 2016 e febbraio 2017, in 13 Paesi europei sono stati confermati 287 casi di Epatite A e tre diversi cluster di infezione. Anche a livello europeo la maggioranza dei pazienti sono omosessuali e tra i casi vi è una sola donna. Tuttavia, nonostante l’epidemia coinvolga più Paesi, avverte l’ISS, “l’Italia si presenta come lo Stato europeo con il più evidente eccesso di casi”. Un aspetto da considerare è che i quattro ceppi descritti in Europa non sono mai stati osservati in Italia prima di agosto 2016. Da qui, L’ISS sottolinea come “la partecipazione di circa mezzo milione di persone all’Europride di Amsterdam il 29 luglio – 6 agosto 2016 potrebbe aver giocato un ruolo nell’amplificazione di micro-epidemie esistenti nella comunità omosessuale di alcuni Paesi europei (Regno Unito, Olanda e Germania) e la conseguente diffusione dei ceppi negli altri Paesi, inclusa l’Italia”.
Le notizie sopra riferite sono molto recenti e dimostrano i gravi rischi igienici delle pratiche anali. I miei termini molto duri dove nomino l’amuchina hanno lo scopo di sensibilizzare sui rischi delle patologie orofecali e come dimostrano i dati sopra riportati questa sensibilizzazione è necessaria, è un dovere medico.
- ix) L’uso del preservativo, naturalmente, come già si è accennato, può prevenire le complicanze infettivologiche, ma non quelle meccaniche. Inoltre, il preservativo ha un alto rischio di rottura e di microfratture del lattice nell’erotismo anale dove c’è maggiore attrito. A questo si aggiunga che l’esperienza e i dati epidemiologici dimostrano che spesso la precauzione del preservativo è trascurata o il suo uso è addirittura dileggiato.
- Il dovere di coscienza di fornire un’informazione scientificamente corretta
Il mio intento nel mettere in evidenza il disordine biologico dell’erotismo anale è di illuminare moltissime persone che lo subiscono, seguendo ciò che oggi sta diventando pericolosamente una moda, quasi imposta dai mezzi di comunicazione.
- i) Sul dolore, sul piacere e sulla dipendenza psichica.
La penetrazione anale è una lesione dolorosa anche se si realizza su persona più o meno consenziente. L’apertura forzata della cavità anale inoltre, come già accennato, per un meccanismo complesso, causa possibile fuoriuscita di materiale fecale, solido, liquido o gassoso, con ulteriore situazione antiigienica di diffusione di virus e batteri orofecali.
La sovradistensione dell’ano causa dolore acuto, in particolare le prime volte, e causa dolore perché c’è effettivamente un danno fisico.
Tutti i pazienti che mi hanno riferito di avere subito una sodomizzazione, l’hanno patita come una intromissione violenta nell’intimità dell’io. Mi hanno riferito un dolore e un’umiliazione indicibili, un’umiliazione che per nessun motivo sono disposti a rivelare con una denuncia. Un maschio che subisce una sodomizzazione perde la capacità di essere un alfa, quindi la tiene nascosta. I gay si dividono in up e bottom, due categorie ben distinte. Il rischio di contrarre malattie è 1 per gli up e 4/5 per i bottom. Nelle società dove l’omosessualità è stata tollerata (greci e romani) i bottom erano gli schiavi, anche perché in un mondo preantibiotico non vivevano a lungo. Nelle società gerarchiche, colleges maschili, caserme, carceri, gli up sono quelli più anziani o alti in grado e i bottomsono quelli bassi in grado. Il rischio nelle carceri è di essere sodomizzati.
Come testimoniato dal linguaggio comune, ti faccio il …, me l’hanno messa nel …, la sodomizzazione è usata in molte sale di tortura per umiliare e spezzare la vittima, sia con il pene che con oggetti, nei rituali mafiosi e nelle prigioni per stabilire l’ordine gerarchico nelle celle, come mi ha sempre spiegato mio padre Alberto De Mari, direttore del Carcere, incluse le Nuove, e ispettore del ministero di Grazia e Giustizia. La sodomizzazione è usata addirittura per punire le vittime di usura che non pagano.
Il fortissimo dolore causato all’ano in una prima penetrazione senza nessun tipo di lubrificante, con penetrazioni multiple e/con oggetti ha la duplice valenza di dolore, di violazione del più intimo io corporeo e di degradazione della vittima per la perdita di feci. Questo dolore, se ripetuto, provoca un abbassamento patologico della stima di sé e crea una dipendenza con il torturatore, il fenomeno in gioco nella cosiddetta sindrome di Stoccolma. Inoltre il dolore anale da penetrazione è un dolore somatico che cagiona un aumento di endorfine (altri tipi di dolore sono il dolore neuropatico e il dolore viscerale che non danno un aumento delle endorfine), come farsi tagli orizzontali sul braccio. La produzione di endorfine crolla in tutti gli altri campi salvo che nel dolore e questo provoca la dipendenza dal dolore, quella che Freud chiama coazione a ripetere. Cfr Bessel Van der Kolk e Merk Greenberg (Libro, Il corpo accusa il colpo pag 37). La dipendenza da trauma, il dolore del piacere e il piacere del dolore.
B:A:van der Kolk (1989), nell’articolo
The Compulsion to Repeat the Trauma
Re-enactment, Revictimization, and Masochism
Questo Autore spiega chiaramente come il dolore, la paura e il pericolo creino un legame strettissimo e spingano le persone a un attaccamento fortissimo con colui che infligge dolore, a una dipendenza psichica con abbattimento del senso del sé (abbassamento dell’autostima patologico) per cui la persona resta incastrata nella relazione con l’incapacità di fuggire.
La sodomizzazione è stata usata anche in recenti fatti di cronaca riferiti come bullismo ed è molto più frequente di quanto si pensi. La maggior parte dei ragazzi non la denuncia.
- ii) La preoccupazione per la salute delle donne.
La mia preoccupazione oggi è particolarmente intensa per le donne, che si vedono sempre più imporre (o proporre come conveniente) l’erotismo anale. (Basta guardare i giornali femminili oppure seguire le affermazioni di note attrici). Purtroppo la penetrazione anale è per le donne ancora più pericolosa che per gli uomini, perché, ove sia immediatamente seguita da penetrazione vaginale, porta all’introduzione di batteri fecali in vagina, con il rischio di ulteriori infezioni ascendenti.
Non poche donne mi hanno comunicato o per mail o a voce nel mio studio che la loro vita sessuale è stata devastata dalla pretesa dei compagni maschi di erotismo anale, per loro odioso e doloroso. Alcuni uomini mi hanno scritto di essere stati ossessionati dall’erotismo anale, propagandato dappertutto, fino al momento in cui io ne ho scritto: da quell’istante l’ossessione è uscita dalla loro mente.
iii) I riflessi del disordine biologico sul piano psicologico.
Il disordine intrinseco biologico ha dei rilevanti riflessi, e non potrebbe essere diversamente, sul piano psicologico, nel senso che crea una dissimetria di potere tra chi penetra e chi è penetrato (la parola sottomissione è sempre presente nei siti e negli articoli che raccomandano e spiegano l’erotismo anale).
La penetrazione anale nei confronti della donna inoltre rende particolarmente intensa quella dissimetria che invece nel rapporto sesso/vagina, si attenua e scompare. È una pratica dove non ci si guarda in viso, usata a scopo di potere sopraffattorio come è noto anche in carceri, in camere di tortura, spesso negli atti di bullismo, e, come già detto, addirittura, nelle pratiche di strozzini per il recupere crediti.
Naturalmente nelle pratiche di sopraffazione manca il consenso del soggetto passivo, ma anche dove il consenso sia presente il senso di sottomissione si forma nel soggetto passivo, un senso di sottomissione che lo tiene sempre più legato al suo ruolo.
- v) I toni forti usati nelle mie comunicazioni.
Tenendo conto dei gravi pericoli inerenti all’erotismo anale e della disinformazione sul punto, mi sono sentita in dovere di richiamare i gravi pericoli con toni forti. I pericoli sono tragicamente più gravi nei paesi meno avanzati e maggiormente poveri ove sono meno presenti i presidi sanitari. Infatti molte conseguenze infettivologiche e anche meccaniche sono nei paesi occidentali suscettibili di cura e prevenzione, vaccinazioni, antibiotici, farmaci retrovirali, eccetera, mentre nei paesi poveri ciò non è possibile. Ciò provoca una grande disuguaglianza e costituisce una ragione di grave ingiustizia nei rapporti internazionali. Già ho richiamato la recente direttiva del Consiglio Superiore di Sanità che ha indicato gli omosessuali, ma anche l’intera popolazione a rischio per epatite A, con conseguente suggerimento di vaccinazione. E’ ugualmente suggerita la vaccinazione per epatite B, papilloma virus, retrovirali di prevenzione per aids. A questo si aggiunge la possibilità di terapia antibiotica per lue e gonorrea. Tutto questo manca nelle nazioni povere. Ed è giusto denunciare il fatto che le vaccinazioni e le cure sono bensì doverose, ma che esse sono la conseguenza di danni provocati da comportamenti sessualmente disordinati. Ed è altresì giusto denunciare il fatto che in molti Paesi tali vaccinazioni e tali cure non sono concretamente possibili.
- vi) Il bene della salute nell’interesse delle giovani generazioni.
Con le mie comunicazioni ho voluto proclamare a voce alta alcune verità fondamentali per la salute di tutti, ma soprattutto mi sono rivolta alle giovani generazioni, per distoglierle da un’ossessione psichica indotta da taluni mezzi di comunicazione, dai siti che diffondono fake news, ossessione che non viene adeguatamente contrastata con un’informazione vera e corretta che evidenzi i pericoli delle pratiche anali.
Il mio scopo, in senso perfettamente contrario a ciò che mi viene addebitato, è di aiutare e sostenere le persone con tendenze omosessuali nelle loro problematiche esistenziali, mettendole in guardia contro il pericoli di malattie e avendo io piena fiducia nella potenzialità di ogni creatura umana di vivere una vita senza dover subire pratiche dolorose e pericolose. Nessuno nasce con il destino di subire pratiche dolorose e pericolose.
E’ stata scritta l’assoluta idiozia che io odio i gay. E’ vero il contrario: io li amo. L’interpretazione etimologica della parola amore individua nel latino a-mors = senza morte l’origine del termine, senza morte, non voglio che tu muoia. Quando noi amiamo qualcuno, non vogliamo che muoia. Questa è l’unica interpretazione. Non voglio che muoiano gli omosessuali (non amo questo termine sbagliato; la spiegazione richiede qualche approfondimento che non posso fare in questa sede) che vengono impiccati come cani in Iran e in Arabia Saudita, o uccisi buttandoli giù dal quinto piano a Gaza e a Mosul, nell’indifferenza generale di Onu, Comunità Europea, cancellerie occidentali e soprattutto dei movimenti LGBT. Non voglio che gli omosessuali (cosiddetti) muoiano di AIDS, epatite B, cancro dell’ano. Le regole per evitare il disastro, lo ripeto perché vale la pena di ripeterlo, sono riassunte in un acronimo ABC (A=Abstinence, B= Be faithful, C= Condom). La criminale affermazione sempre più diffusa è sempre più creduta da un’enorme fetta della popolazione che l’associazione: omosessuali/malattie sessualmente trasmesse sia uno stereotipo omofobo, cioè un falso, ha fatto saltare completamente le regole stabilite nel 2001. Questa menzogna è una menzogna smentita dagli stessi siti gay, che hanno sempre numerose pagine dedicate alle malattie sessualmente trasmissibili e ai disturbi proctologici.
- La mia preoccupazione è soprattutto di carattere medico.
- i) La natura dell’omosessualità è tuttora molto dibattuta e non è considerata in modo univoco nel mondo scientifico. Io d’altra parte non sono mai scesa in polemica con l’omosessualità in quanto tale, non nomino mai quella femminile, mentre parlo con forza contro l’erotismo anale anche praticato tra uomo e donna. Ciò perché la mia preoccupazione era ed è di carattere medico.
- ii) Il problema è troppo complesso perché io mi sia permessa di trattarlo con delle battute. Voglio ricordare che la psichiatria prevalente fino agli anni ‘70 considerava la cosiddetta omosessualità un disturbo della personalità. Il cambiamento è avvenuto attraverso un processo di carattere più politico che scientifico. Su questo processo ha scritto pagine importanti di carattere divulgativo, ma saldamente ancorate alla sua competenza scientifica di bioeticista il prof. Renzo Puccetti, LegGender Metropolitane.
- Nel 1952 l’omosessualità veniva inclusa all’interno della categoria dei disturbi sociopatici della personalitàEra menzionata come disturbo tout-court
- Nel 1968 era considerata una deviazione sessuale insieme alla pedofilia, necrofilia, feticismo, voyerismo, transessualismo, travestitismo
- Il DSM solo nel 1972 ha introdotto modificazioni depatologizzanti dell’omosessualità e solo nel 1987 l’ha definitivamente esclusa, considerandola a tutti gli effetti non patologica.
- Nel 1974 viene inclusa nel DSM III la categoria dell’omosessualità egodistonica, eliminando invece dal campo patologico l’omosessualità sintonica
- 1980 – Nella terza revisione (DSM III) diventa solo di pertinenza psichiatrica se è
- 1987 (DSM III-R) scompare anche la categoria dell’omosessualità distonica, che però fa capolino tra le pieghe del Disturbo Sessuale NAS
- Solo nel 1993 l’OMS decise di recepire ed accogliere questo orientamento.
- 1994 la situazione resta immutata nel DS-IV e nel DSM IV-TR del 2000. Prende contemporaneamente spazio nella categoria disturbi sessuali. Tale categoria diagnostica trova applicazione sia nell’età adulta che in quella evolutiva, anche precoce.
La “normalizzazione scientifica”, ma la definizione corretta è ascientifica, fu una depatologizzazione, il cui processo è stato dettagliatamente descritto nel primo capitolo del testo già menzionato di Renzo Puccetti, LegGender Metropolitane.
Nei primi anni ’70 l’APA (Associazione Psichiatri Americani) stabilì la “normalità” dell’omosessualità. Dal punto di vista biologico l’affermazione è errata: in biologia si ritiene normale qualsiasi situazione che, se estesa a tutti i rappresentanti di una specie, garantisce la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Peraltro la votazione in sede APA fu gravemente irregolare; inoltre, epistemologicamente, fu una follia, poiché le verità scientifiche non si stabiliscono per votazione.
La mia modesta opinione è che la cosiddetta omosessualità sia un sintomo, il sintomo di una incapacità di identificazione con la figura virile di riferimento, il padre. Un sintomo che diventa sempre più grave fino a rendere difficile la vita delle persone che ne sono vittima. Questa affermazione è certamente valida, a mio avviso, per l’omosessualità cosiddetta passiva, i cosiddetti bottom, che subiscono le più gravi conseguenze fisiche, sia per la proctologia che per l’infettivologia, nonché le più gravi conseguenze psicologiche, con un deterioramento progressivo del senso del sé.
- I richiami alla pedofilia nei miei scritti.
- i) Credo sia diritto di ogni cittadino di dichiarare anche con energia le verità naturali, biologiche, spirituali e metafisiche in cui crede.
Purtroppo, come diceva Orwell, nell’ora dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. Ora, a stare al fatto che è iniziato un procedimento penale nei miei confronti, sembra addirittura che dire la verità sia un atto criminale.
Una menzogna che si sta diffondendo universalmente afferma che l’omosessualità non soltanto esista come struttura genetica e stabile, ma che sia anche assolutamente normale. Su questa menzogna una intera civiltà sta morendo, un’intera civiltà sta abbattendo la sua conquista più fondamentale: il diritto di parola, perché occorre imbavagliare coloro che osano dire che è falsa l’opinione che sia normale un comportamento che genera dolore e malattia e che non inscrive la sessualità all’interno di un qualsiasi progetto generativo. Emergono voci, come quella dell’avvocato tailandese Vitit Muntarbhorn nell’ambito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, che sarebbe giusto limitare la libertà di parola e quella di religione, ove la “normalità” dell’omosessualità sia messa in dubbio. Se ciò accadesse una intera civiltà rinnegherebbe il diritto alla libertà religiosa e di coscienza, l’elementare diritto di un bambino ad avere un padre e una madre; una intera civiltà rinnegherebbe la propria lingua: le parole madre e padre, le due parole in assoluto più ancestrali e più fondamentali, dovrebbero essere abolite e sostituite con quelle anodine di genitore 1 e genitore 2.
- ii) Ho fatto in varie occasioni cenno alla pedofilia come di un abominevole comportamento sessuale che violenta la persona, la dignità e la libertà del minore e che ne compromette la formazione umana e sociale.
Non vi sono ovviamente legami diretti tra l’erotismo anale e la pedofilia. Nelle mie esternazioni ho detto ben altro. In particolare ho inteso esprimere due importanti concetti: il primo, che se la sessualità umana viene giustificata in ogni sua modalità di esercizio in base esclusivamente alla autodeterminazione individuale, senza alcun limite di normalità biologica e di riconoscimento etico, allora anche la pedofilia potrebbe trovare una giustificazione sociale. Il secondo che, se l’erotismo anale è qualcosa di naturale, lo stesso si potrebbe dire anche di altre forme di erotismo, che ancora oggi sono scientificamente classificate come perversioni, allo stesso modo in cui fino a non molti decenni orsono anche la omosessualità era considerata una perversione a livello scientifico.
Così sarebbe per l’erotismo pedofilo, che alcuni intellettuali appartenenti allo stesso filone di pensiero raccolto dal movimento LGBTQ ritengono ammissibile. La deriva proveniente dallo scardinamento del confine tra ciò che è conforme alle strutture fisiche e biologiche dell’essere e ciò che non è ad esse conforme potrebbe approdare alla depatologizzazione della pedofilia. Quindi anche la pedofilia su minori consenzienti potrebbe essere normalizzata.
Peraltro non si può dimenticare che negli anni ’70 un gruppo di intellettuali molto noti, tra cui uno dei capifila del movimento omosessuale, Michel Foucault, diffuse il “Manifesto in difesa della pedofilia”. Il documento aveva in calce i nomi di molti esponenti dell’intellettualità europea, tra cui Louis Aragon, Roland Barthes, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, André Glucksman, Felix Guattari, Jack Lang, Bernard Kouchner, Jean-Paul Sartre, Philippe Sollers.
Il testo, volto a propagandare la più assoluta liberalizzazione della sessualità, pretendeva anche che fosse modificato il giudizio in ordine al carattere di perversione della pedofilia, non tenendo conto della vulnerabilità psicologica di un minore e delle ricadute gravissime che rapporti sessuali precoci possono provocare sull’intera esistenza della persona.
Il sostegno culturale alla liberalizzazione della pedofilia è stato nei decenni successivi molto attenuato. Non si può tuttavia dimenticare che alcuni intellettuali appartenenti al medesimo mainstream dei firmatari del Manifesto, hanno continuato in un’opera subdola di banalizzazione della pedofilia.
Per esempio Daniel Cohn-Bendit, firmatario del Manifesto, pubblicò nel 1975 il libro “Gran Bazar”, dedicato alla sua esperienza nella scuola materna. In linea con alcune idee promosse nell’ambito dei movimenti di contestazione degli anni sessanta e settanta, alcuni passaggi del libro teorizzano il risveglio della
sessualità dei bambini da 1 a 6 anni ed assumono la possibilità di rapporti fisici ambigui. Racconta delle sue esperienze di maestro in una scuola di infanzia nei seguenti termini: “Mi è successo più volte che alcuni bambini mi abbiano aperto la patta dei pantaloni e abbiano iniziato ad accarezzarmi”.
Vero che negli anni seguenti ha parlato di una provocazione letteraria, tuttavia le sue parole restano come segno di un movimento che si è soltanto pubblicamente ritirato nell’ombra, ma che, come dimostrano le inchieste giudiziarie, si è diffuso a macchia d’olio nell’intera società.
Né mancano importanti scrittori, che manifestano pubblicamente la loro omosessualità in ogni occasione, i quali avanzano proposte di sostegno a una pedofilia detta blanda.
Aldo Busi, per esempio, si è reso protagonista di
numerose dichiarazioni sulla pedofilia che hanno portato
L’Osservatorio sui Diritti dei Minori a protestare in più occasioni sull’opportunità della sua partecipazione a trasmissioni pubbliche in televisione. Durante una diretta del Costanzo show del 1996, infatti, Busi ha spiegato che
«non vedo nulla di scandaloso se un ragazzino masturba una persona adulta». Alle ovvie polemiche nate il giorno dopo, ha risposto così in
un’intervista:
«Ipocriti. Siete i soliti cattolici che nascete e crescete con l’idea di sesso legata alla colpa e al peccato. Io faccio una fondamentale distinzione tra la criminalità legata alle pornocassette o al turismo sessuale e alla pratica di una pedofilia blanda, quella praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti». E ancora:
«è arrivato il momento di capire che anche i bambini hanno la loro brava sessualità e che gli adulti non devono più reprimerla». Sulla rivista di cultura omosessuale
“Babilonia”,
ha invece scritto:
«ci sono Paesi in cui le bambine e i bambini o vengono sfruttati nella prostituzione o vengono ammazzati (Brasile, Cina , India.). Allora, cos’è meglio per questi bambini, una scopata o una coltellata? E non mi si venga a dire che entrambe le soluzioni sono aberranti. E allora che sarà mai se un ragazzino di 5 o 10 o 12 anni fa una sega a uno più in là negli anni o se la fa fare? All’offerta sessuale del bambino bisogna che l’adulto responsabile dia una risposta sensuale e non una risposta astratta a base di rimproveri, ammonizioni e di sfiducia verso al propria sessualità e di orrore verso quella degli altri, tutti potenziali mostri dietro l’angolo. Se per fare questo gli si prende in mano il pisello o le si accarezza la passerina che sarà mai?».
Mario Mieli è stato un importante esponente della cultura omosessuale. Ha scritto
Elementi di critica omosessuale, testo ritenuto fondamentale dal movimento LGBT italiano e internazionale, dove scrive, tra l’altro: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo,
bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra,
nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» (
Elementi di critica omosessuale,
2002, p. 62)
Peraltro nello stesso testo Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la
pedofilia, la
necrofilia e la coprofagia.
Sembra proprio che, attraverso affermazioni apparentemente provocatorie, si stia riformando un movimento culturale che riprenda, per diffonderle socialmente, le tematiche sulla pedofilia che nei primi anni ’70 erano state lanciate provocando pubblico scandalo. Soltanto chi non sa osservare la fenomenologia degli eventi culturali e i loro riflessi, di sollecitazione e di copertura allo stesso tempo, di ciò che avviene nella pratica sociale, può sottovalutare i segnali che io cerco di evidenziare nei miei scritti allo scopo di prevenire una deriva di tipo pedofilo nel prossimo futuro.
- I richiami al satanismo nei miei scritti.
Potrebbe sembrare a prima vista che i richiami al satanismo nei miei scritti siano privi di senso, quasi fossero la manifestazione di una mia attitudine poco equilibrata.
Purtroppo le cose non stanno così. Infatti ho potuto constatare con frequenza nel corso dei miei studi che molti siti porno/gay contengono inequivoche sollecitazioni di tipo satanico che non si trovano affatto nei siti pornografici non gay. Nel 2002 in particolare ho studiato le notizie rintracciabili on-line sulla setta pedofila satanica denominata gli angeli di Sodoma, che hanno compiuto abusi sessuali in cimiteri e in presenza di cadaveri dissepolti. Anche qui si tratta di perversioni abominevoli. Non ho mai affermato che esse siano direttamente ricollegabili alle pratiche di erotismo anale maschile. Il fenomeno va tuttavia approfondito sul piano scientifico, sociologico e giudiziario. Le correlazioni di tipo statistico vanno esaminate con cura. I gestori dei siti pornografici che contengono chiare sollecitazioni sataniste vanno monitorati con attenzione scientifica e sociologica.
Io ho sentito il dovere di richiamare anche questi aspetti oscuri che vengono normalmente sottaciuti per il timore di suscitare polemiche o per indifferenza verso problematiche assai complesse che riguardano i lati oscuri della personalità umana, non raramente fomite di delitti.
Credo che l’attenzione a queste fenomenologie, che si stanno sempre più diffondendo sul web, sia doverosa da parte di tutti coloro che hanno a cuore la libertà e la dignità delle persone, ivi comprese delle persone omosessuali, talora attratte, come risulta dalle rappresentazioni sui siti web, probabilmente contro la loro volontà, a compiere atti e gesti connessi con espressioni sataniste.
Sono certa che l’Autorità giudiziaria e, in particolare le Autorità della Procura della Repubblica, che hanno aperto sollecitamente un procedimento penale nei miei confronti, moltiplicheranno il loro impegno per prevenire i gravi abusi della dignità e della libertà umana che sono sottesi a molte manifestazioni pornografiche che appaiono sui siti pornografici gay e non soltanto su questi.
Confidando che l’Autorità voglia richiedere l’archiviazione del procedimento, porgo il senso della mia osservanza.
Torino, li 8 Maggio 2017
Dr.ssa Silvana De Mari
* * *
Post scriptum: Allego alla memoria alcune pagine contenenti i riferimenti ai testi e alle pubblicazioni che danno conferma di quanto da me scritto. Nell’Allegato D indico una serie di siti pornografici gay che rappresentano scene allusive al satanismo nonché pratiche aberranti di tipo sadico e, inoltre, la pratica volta al contagio volontario dell’AIDS.
Delego alla presentazione della memoria da me sottoscritta il mio legale avv. prof. Mauro Ronco o persona da lui delegata.
Torino, li 9 Maggio 2017
Dr.ssa Silvana Demari
Allegato A
Sono particolarmente importanti i seguenti testi
Sexually Transmitted Diseases in Homosexual Men: Diagnosis, Treatment, and Research editi by David G. Ostrow, Terry Alan Sandholzer and Yehudi M. Felman
Pagina 229/230 del testo Malattie dell’apparato digerente e del Pancreas libro III di G. Bianchi Porro con riferimento a
Weller I:V:D: Gay Gastroenterology . In Pounder RE Recent advanced in Gastroenterology – 6 Edimburg Churchill Livingstone. 1986 161-180
Weller I:V:D The gay bowel Gut 1985 26 869-875
Willcox RR. The rectum as viewed by the venereologist.
Br J Vener Dis. 1981 Feb;57(1):1–6.[
PMC free article] [
PubMed]
Kazal HL, Sohn N, Carrasco JI, Robilotti JG, Delaney WE. The gay bowel syndrome: clinico-pathologic correlation in 260 cases.
Ann Clin Lab Sci. 1976 Mar-Apr;6(2):184–192. [
PubMed]
Judson FN, Penley KA, Robinson ME, Smith JK. Comparative prevalence rates of sexually transmitted diseases in heterosexual and homosexual men.
Am J Epidemiol. 1980 Dec;112(6):836–843. [
PubMed]
Daling JR, Weiss NS, Klopfenstein LL, Cochran LE, Chow WH, Daifuku R. Correlates of homosexual behavior and the incidence of anal cancer.
JAMA. 1982 Apr 9;247(14):1988–1990.[
PubMed]
Willcox RR. Sexual behaviour and sexually transmitted disease patterns in male homosexuals.
Br J Vener Dis.1981 Jun;57(3):167–169. [
PMC free article] [
PubMed]
Carne CA, Weller IV, Sutherland S, Cheingsong-Popov R, Ferns RB, Williams P, Mindel A, Tedder R, Adler MW. Rising prevalence of human T-lymphotropic virus type III (HTLV-III) infection in homosexual men in London.
Lancet. 1985 Jun 1;1(8440):1261–1262. [
PubMed]
Broder S, Gallo RC. A pathogenic retrovirus (HTLV-III) linked to AIDS.
N Engl J Med. 1984 Nov 15;311(20):1292–1297. [
PubMed]
E innumerevoli altri che non riporto in quanto simili e sovrapponibili
Allegato B:
patologie sessualmente trasmissibili, più gravi nel rapporto anopenieno passivo.
Libri di testo:
Sexually Transmitted Diseases in Homosexual Men: Diagnosis, Treatment, and Research
Diseases in the Homosexual Male
alcuni articoli
Anal sex can expose its participants to two principal dangers: infections due to the high number of infectious
microorganisms not found elsewhere on the body, and physical damage to the anus and rectum due to their fragility.
[17][19] Unprotected penile-anal penetration, colloquially known as
barebacking,
[88] carries a higher risk of passing on
sexually transmitted infections (STIs/STDs) because the anal sphincter is a delicate, easily torn tissue that can provide an entry for pathogens.
[17][19] The high concentration of
white blood cells around the rectum, together with the risk of tearing and the colon’s function to absorb fluid, are what place those who engage in anal sex at high risk of STIs.
[19] Use of
condoms, ample lubrication to reduce the risk of tearing,
[3][46] and
safer sex practices in general, reduce the risk of STI transmission.
[19][89] However, a condom can break or otherwise come off during anal sex, and this is more likely to happen with anal sex than with other sex acts because of the tightness of the anal sphincters during friction.
[19]
Il sesso anale può esporre i partecipanti a due pericoli principali: infezioni dovute all’elevato numero di microrganismi infettivi non si trova altrove sul corpo, e danno fisico all’ano e al retto a causa della loro fragilità.
Il sesso anale non protetto (con un partner sieropositivo) è per il partner recettivo (quello che in italiano chiamiamo passivo e che il inglese si dice bottom, ndt) è l’atto sessuale che ha più probabilità di tradursi in HIVtransmission. [17] [18] [19] Altre infezioni che possono essere trasmesse dal sesso anale non protetto sono papillomavirus umano (HPV) (che possono aumentare il rischio di cancro anale [92]); febbre tifoide; [93] amebiasi; clamidia; [18] criptosporidiosi; E. coli infezioni; giardiasi; gonorrea; [18] epatite A; epatite B; epatite C; herpes simplex; [18] del sarcoma di Kaposi associato herpesvirus (HHV-8); [94] linfogranuloma venereo; Mycoplasma hominis; Mycoplasma genitalium; pidocchi; [18] salmonellosi; Shigella; sifilide; [18] tubercolosi; e Ureaplasma urealyticum. [95]
Physical damage and cancer
Anal sex can exacerbate
hemorrhoids and therefore result in bleeding; in other cases, the formation of a hemorrhoid is attributed to anal sex.
[1][105] If bleeding occurs as a result of anal sex, it may also be because of a tear in the anal or rectal tissues (an
anal fissure) or
perforation (a hole) in the
colon, the latter of which being a serious medical issue that should be remedied by immediate medical attention.
[1][105] Because of the rectum’s lack of elasticity, the anal
mucous membranebeing thin, and small
blood vessels being present directly beneath the mucous membrane, tiny tears and bleeding in the rectum usually result from penetrative anal sex, though the bleeding is usually minor and therefore usually not visible.
[19] By contrast to other anal sexual behaviors, anal fisting poses a more serious danger of damage due to the deliberate stretching of the anal and rectal tissues; anal fisting injuries include anal sphincter lacerations and rectal and
sigmoid colon (rectosigmoid) perforation, which might result in death.
[5][106]
Danni fisici e cancroIl sesso anale può aggravare le emorroidi e quindi provocare sanguinamento; in altri casi, la formazione di un emorroidi è attribuita al sesso anale. [1] [105] Se l’emorragia si verifica come risultato di sesso anale, può anche essere stata causata da uno stillicidio ( ematico) dei tessuti anali o rettali, da ragade anale o perforazione nel colon, quest’ultima è un’emergenza medica gravissima [1] [105] A causa della mancanza del retto di elasticità, del fatto che la mucosa anale è sottile, e che piccoli vasi sanguigni sono presenti direttamente sotto la membrana mucosa, piccoli strappi e sanguinamento nel retto sono di solito il risultato dal sesso con penetrazione anale, anche se il sanguinamento è generalmente piccolo e quindi di solito non visibile. [19] Al contrario di altri comportamenti sessuali, la penetrazione anale pone un più serio pericolo di danni a causa del deliberato stiramento del canale anale e tessuti rettali; le lesioni anali includono lacerazioni dello sfintere anale e rettale e sigma perforazione (rettosigmoideo), che potrebbe portare alla morte. [5] [106]
Repetitive penetrative anal sex may result in the anal sphincters becoming weakened, which may cause
rectal prolapse or affect the ability to hold in feces (a condition known as
fecal incontinence).
[1][105] Rectal prolapse is relatively uncommon, however, especially in men, and its causes are not well understood.
[107][108] Kegel exercises have been used to strengthen the anal sphincters and overall
pelvic floor, and may help prevent or remedy fecal incontinence.
[1][109] A 1993 study indicated that fourteen out of a sample of forty men receiving anal intercourse experienced episodes of frequent fecal incontinence.
[110] … Most cases of anal cancer are related to infection with the human papilloma virus (HPV). Anal sex alone does not cause anal cancer; the risk of anal cancer through anal sex is attributed to HPV infection, which is often contracted through unprotected anal sex.
[92] … The American Cancer Society adds that “receptive anal intercourse also increases the risk of anal cancer in both men and women, particularly in those younger than the age of 30. Because of this, men who have sex with men have a high risk of this cancer.”
[92]
Il ripetersi della penetrazione anale può causare indebolimento dello sfintere anale, e può causare prolasso rettale o influenzare la capacità di tenere nelle feci (una condizione nota come incontinenza fecale). [1] [105] [108] Esercizi di Kegel sono stati utilizzati per rafforzare gli sfinteri anali e del pavimento pelvico nel complesso, e può aiutare a prevenire o porre rimedio a incontinenza fecale. [1] [109] Uno studio del 1993 ha indicato che quattordici uomini su un campione di quaranta che subiscono il rapporto anale sperimentano episodi di frequente incontinenza fecale. [110] …La maggior parte dei casi di cancro anale sono legati alla infezione con il virus del papilloma umano (HPV). Il sesso anale da solo (cioè dove non ci sia papilloma virus ndt) non causa il cancro anale; il rischio di cancro anale attraverso il sesso anale è attribuita a infezione da HPV, che è spesso contratta mediante il sesso anale non protetto. [92] … l’American Cancer Society aggiunge che “il rapporto anale ricettivo aumenta anche il rischio di cancro anale negli uomini e nelle donne, in particolare in quelli di età inferiore all’età di 30. A causa di questo, gli uomini che hanno rapporti sessuali con gli uomini hanno un alto rischio di questo tipo di tumore . “[92
«Una delle preoccupazioni principali riguardo al sesso anale è la trasmissione dell’HPV. Alcuni ceppi del papilloma virus possono causare il cancro, e attraverso il sesso anale le infezioni da HPV in questa parte del corpo possono portare al cancro anale. Ci sono degli studi che dimostrano che soggetti esposti a penetrazione anale con partner multipli corrono un rischio maggiore di sviluppare il carcinoma dell’ano, quindi meglio avere una relazione monogama e usare il preservativo. Un’altra ragione per cui è fare attenzione quando si fa sesso anale è il rischio di infezioni da Escherichia Coli. Ma attraverso i rapporti anali si possono anche contrarre infezioni del tratto urinario, oltre a infezioni intestinali. Lesioni ripetute e danni causati ai muscoli dell’ano possono anche influire sulla capacità di controllare i movimenti intestinali, arrivando all’incontinenza fecale, ossia l’incapacità di trattenere le feci fino ad arrivare al bagno. Anche se è meno comunque, questo tipo di lesioni al colon o all’intestino possono comportare conseguenze più serie, che vanno trattate con interventi chirurgici invasivi». Dott.ssa Karen Elizabeth Boyle
Allegato C
Il sesso bareback è praticato in molte dark room di circoli gay sovvenzionati dallo Stato.
Allegato D
Qui ci sono link dove si evidenza sesso non protetto (bareback) unito alla blasfemia e al sacrilegio, e dove si evidenzia anche la forte tendenza al “bug chasers” letteralmente cacciatori di insetti: la pratica cioè di avere rapporti con persone sieropositive. Sono scene estremamente violente e sgradevoli, oltre che blasfeme. Vorrei attirare l’attenzione che in tutte le scene di penetrazione anale, solo colui che penetra ha il pene in erezione. Colui che è penetrato non lo ha mai ( perché dovrebbe? L’ano fa parte del tubo digerente) Nel sesso, almeno in teoria, entrambi i partner possono raggiungere l’orgasmo. Sono anche rappresentati molto spesso fisting e rosebud, pratiche basate sulla presenza di gravi patologie anorettali, in prolasso e l’incontinenza dello sfintere.
un sito dedicato al diventare sieropositivo di proposito
la spiegazione teorica basata sulle teorie di magia sessuale di Alister Croweley
sito dedicato al felching, la pratica dell’ingestione di sperma, sia direttamente dal pene che succhiato dalla cavità anorettale di un altro uomo.
In questo video si vede una tecnica consigliata per contagiare l’HIV: si svuotano in una ciotola il contenuto di preservativi usati e da questa ciotola si fa con una siringa una somministrazione per via anorettale.
molto forte la blasfemia anticristiana
spiegazione teorica del rapporto tra satanismo e bug chaser
in questo sito si possono vedere le due pratiche basate su patologia proctologica: l’insufficienza dello sfintere e il prolasso, rispettivamente fisting e rosebud.
in questo sito si possono vedere fisting e rosebud
c’è la spiegazione tecnica della pratica del felching.
3 Denuncia Mario Mieli
Al Comando di Polizia Celio I
Roma
ATTO DI DENUNCIA – QUERELA
(Ex artt. 333 e 336 e.p.p.)
Il sottoscritto Colamarino Mario, nella qualità di Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, sito in Roma 00146, Via Efeso n.2° (v. docc. 1-2), con il presente atto di querela, espone i fatti qui di seguito illustrati.
PREMESSO CHE
– da diverse settimane e mesi il suindicato Circolo è oggetto di attacchi diffamatori da parte della Dottoressa Silvana De Mari iscritta all’Albo Medici Chirurghi di Torino dal 25/01/1977, n.9433 (v. doc. 3). Da diverso tempo, infatti, sul suo sito personale
http://silvanademaricommunity.it/ appaiono frasi e affermazioni molto gravi indirizzate ai soci del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, sempre pedissequamente riportate sul suo profilo personale del social network Facebook nonché sulla pagina “Silvana De Mari Community” della stessa Dott.ssa De Mari tenuta sul medesimo social network Facebook.
Il fenomeno diffamatorio ha raggiunto il suo culmine quando nelle settimane scorse sono apparse alcune dichiarazioni su riviste e quotidiani online.
Il 13/01/2017 il quotidiano online LA CROCE ha pubblicato l’intervista di Davide Vairani alla Dott.ssa De Mari, ad oggi ancora presente sul sito al seguente link:
In tale intervista la Dott.ssa De Mari, oltre a ripetere una serie di affermazioni sulla comunità omosessuale che le hanno comportato l’apertura di un procedimento disciplinare presso l’Ordine dei Medici di Torino, conferma alcune affermazioni che già avevano distinto precedentemente il suo pensiero sui social. Infatti alla domanda del giornalista: “Che c’entra la pedofilia?” La dott.ssa de Mari risponde: “La pedofilia si è espansa come non mai, mentre si sta abbassando l’età delle vittime. Ed è una pedofilia sessuale, che si accompagna cioè ad un qualche orgasmo del carnefice, che si accompagna con il piacere delle torture. Ne sa qualcosa Don Fortunato Di Noto che da trent’anni si batte contro la pedofilia con l’Associazione ‘Mater’ nel silenzio assordante dei benpensanti. Il sadismo è stato sdoganato ad un’attitudine come un’altra, la pedofilia è stata sdoganata. Da chi? L’umanità è passata dal dogma dell’infallibilità del Papa al dogma dell’infallibilità dell’APA. Se si stabilisce che l’omosessualità non è un disordine di natura, allora anche la pedofilia lo può essere altrettanto. La si smaschera come ‘attrazione per il bello dei bambini’. Piccole aperture sempre più ufficiali del movimento lgbt statunitense alla pedofilia. I pedofili si chiamano ‘map’, persone attratte da minori. Il circolo lgbt di Roma è intitolato a Mario Mieli, cantore di pedofilia, necrofilia e coprofagia. Posso assumere che tutti gli iscritti provino simpatia per queste partiche? O che almeno non ne provino nausea? Posso? E così tutto diventa lecito in quanto non è patologico, non è una malattia. Capite cosa sta accadendo oggi nell’indifferenza quasi generale?”
(v. doc. 4)
Qualche giorno più tardi, il 19/01/2017, rilasciava un’altra intervista dallo stesso tenore diffamatorio, al sito online del quotidiano LA STAMPA dal titolo “Non fermeranno le mie idee: per me i gay sono i nuovi ariani” e rilasciata al giornalista Lodovico Poletto e ad oggi ancora presente sul sito del quotidiano al seguente link:
Nel corso di questa intervista alla domanda del giornalista: “E la campagna contro l’associazione Mario Mieli?” La Dott.ssa de Mari afferma: “Lo sa che diceva quel gentiluomo a cui è intitolata un’associazione che prende soldi dallo Stato? “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros”. Era un pedofilo. E noi diamo i soldi a gente che ha fatto sue queste idee. Una follia. Contro la quale vale la pena di battersi” Il chiaro intento diffamatorio, oltre che nell’interezza dell’intervista è facilmente desumibile quando alla successiva domanda: “Insomma, lei si sente cavaliere bianco contro la perversione?” La De Mari risponde: “ Guardi, io sarò colei che darà una spallata e farà cadere il movimento Lgbt. Ovvio, non io da sola. Con me ci sono migliaia di altre persone”. (v. doc. 5).
Nei giorni successivi, così già aveva fatto nei precedenti, la Dott.ssa De Mari ha persistito nella sua campagna diffamatoria contro il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, fra i tanti esempi di dichiarazioni è particolarmente degno di nota l’articolo apparso sul suo sito Silvana De Mari Community il 25/01/2017 dal titolo:
“Persone a cui voglio bene” e ad oggi ancora presente sul sito al seguente link:
http://silvanademaricommunity.it/persone-a-cui-voglio-bene/ (v. doc. 6). In tale articolo la Dott.ssa De Mari afferma:
“Fino a quando esisterà un circolo intitolato a Mario Mieli, vorrà dire che la protervia e la prepotenza saranno totali. Non intendo tollerare che un circolo sovvenzionato con denaro pubblico inneggi a pedofilia, necrofilia e coprofagia.
Una minoranza ha il diritto di essere tutelata a patto che rispetti i requisiti minimi della maggioranza che la accoglie. Noi non amiamo coprofagia, necrofilia e soprattutto pedofilia. Non amiamo chi ne parla. Siamo borghesi, bigotti, incivili e cattolici sì, fieri di esserlo. Non tolleriamo più nessuno che osi venire a civilizzarci. Tra l’altro non c’è niente da fare, tempo perso. Quindi se quel circolo cambia nome e lo intitolate a qualcuno che non mangi i suoi escrementi e quelli del suo cane crudi e sconditi, non escludiamo si possano trovare dei toni meno crudi.
Se il nome di Mario Mieli resta, signori, è bene che lo sappiate, siamo solo all’inizio. (vd. Doc. 6)
Ma la campagna diffamatoria persiste!
La Dott.ssa De Mari, infatti, continua su vari social e con vari mezzi di comunicazione a cavalcare la sua campagna contro l’odierna querelante. Nei giorni scorsi, esattamente il 21/02/2017, è apparso sul noto network YouTube un video dal titolo:
“Silvana De Mari su Mario Mieli e il Circolo a lui intitolato” che ad oggi è ancora presente sul web al link
https://www.youtube.com/watch?v=94BB8ZT6sN0&feature=youtu.be e ha raggiunto oltre
1250 visualizzazioni (v. doc. 7). Il video è presentato dalla stessa Dottt.ssa De Mari in questo modo:
“Silvana De Mari in pochissimi minuti spiega il perché non è lecito finanziare circoli “culturali” come il Circolo LGBT romano “Mario Mieli” e interroga direttamente i politici attuali a rispondere a determinate domande!” nel corso dello stesso video la sua autrice afferma:
“Buongiorno sono Silvana De Mari e sono un medico e sono anche contribuente italiano. Le tasse eh si bisogna pagarle. Per inciso se uno non le paga, per esempio perché non è d’accordo su come vengono spese, gli arrivano in casa gli uomini della finanza che sono uomini armati. Quindi questo patto è bilaterale: il popolo si adatta a pagare le tasse ma il governo non deve pretendere dal popolo tasse talmente alte che il popolo ne venga strangolato ma soprattutto deve rispondere al popolo che le sue tasse verranno spese solamente per il suo interesse. Come contribuente italiano, come tutti voi, io finanzio i movimenti lgbt che sono enti morali, come tutti sappiamo, perché combattono l’omofobia che a quanto pare è il crimine assoluto. In particolare tutti noi finanziamo il circolo lgbt di Roma, il circolo lgbt di Roma è intitolato a Mario Mieli. Vi prego cercate Mario Mieli su Wikipedia altrimenti penserete che io vi racconti della balle. Mario Mieli era un – definizione sua – marxista satanista morto a 31 anni, il quale nel suo terrificante libro Elementi di Critica Omosessuale – secondo me conviene che ve lo leggiate, e no perchè poi dovete comprarlo e ci sono i diritti d’autore, lasciate perdere, beh fate voi – inneggia a pedofilia, necrofilia e coprofagia, il potere salvifico di necrofilia, pedofilia e coprofagia. Noi checche rivoluzionarie, com’era già, insegneremo l’eros ai vostri figli ai vostri bambini l’eros che voi averte represso, state lontani dai nostri bambini… Dunque il punto è che il circolo lgbt di Roma inneggi a questo tale io devo dedurre che siamo tutti d’accordo con coprofagia, necrofilia e pedofilia. Coprofagia il Mario Mieli faceva spettacoli teatrali dove mangiava gli escrementi suoi e del suo cane. Allora visto che il movimento lgbt di Roma è un ente morale, che noi lo finanziamo col nostro denaro è una domanda lecita domandare a qualcuno: “Scusi lei mangia gli escrementi suoi e del suo cane? Li mangia crudi e sconditi o li fa bollire con un po’ d’aglio? Per esempio la signora Cirinnà che ama tanto i suoi cani, lei dichiara che per lei sono i suoi figli, Signora Cirinnà, è lecito che io le domandi se lei ne mangia gli escrementi. E’ una domanda lecita mi dispiace, lei grazie a lei e alla gente come lei noi finanziamo il Circolo Mario Mieli. Matteo Renzi lei spiega ai suoi figli: “Guarda se c’è qualcuno che ti dice io vorrei mettere il mio pene nella tua cavità anorettale tu devi essere molto gentile, dire mi raccomando faccia solo piano, sa non mi faccia troppo male”. Lei insegna questo ai suoi figli? Lei non insegna questo ai suoi figli? Allora com’è possibile che lei e uomini politici come lei col denaro degli italiani finanziano il circolo Mario Mieli, intitolato a Mario Mieli. Signora Maria Elena Boschi vogliamo parlare della necrofilia. Lei cosa pensa che sia? Nella sua testa, lei cosa pensa che sia necrofilia? Stare seduti su una sedia e guardare la fotografia del compagno morto dicendo “Oh mio Dio quanto ti amo?”. Per esempio il.. l’u… il detenuto italiano che si è suicidato in un carcere della Gran Bretagna qualche giorno fa era un presunto gay che la persona che amava tanto l’aveva ammazzata e dopo averla ammazzata e prima di sciogliersela nell’acido se n’è mangiato anche un po’. La necrofilia come lei sicuramente saprà visto che grazie a lei e a persone come lei è finanziato il Circolo Mario Mieli ha due grossi filoni; una un po’ più ehm cool… che si rivolge a materiale imbalsamato e una un po’ più ruspante e naturalistica contraria al… ai conservanti chimici che si rivolge a materiale naturale. Signora Boschi lei aveva detto che se il referendum perdeva si dava le dimissioni si levava dalla politica, sempre qua? Comunque Signori Politici, tutti voi, il vostro compito non è introdurci la civiltà, noi siamo incivili, mi dispiace siete cre… siete nati in una nazione incivile, gli altri sono civili a noi… a voi siamo capitati noi. Il vostro dovere è fare la volontà del popolo. A noi la coprofagia, la necrofilia e la pedofilia ci fanno schifo, ci fanno schifo e basta. Voi le ritenete civili? Non ce ne frega niente, quello che passa nelle vostre testoline è un problema vostro, il vostro compito è fare la nostra volontà. Non vogliamo che nemmeno un centesimo delle nostre tasse vadano al Circolo Mario Mieli di Roma, se questi finanziamenti continuano noi saremo sempre più violenti ed aggressivi. Se quel dannato Circolo perde i finanziamenti o perde il nome noi potremmo anche fare lo sforzo di usare termini più abbordabili ma fino a quando col nostro denaro viene finanziato il Circolo Mario Mieli di Roma, un circolo dove si inneggia pedofilia, coprofagia e necrofilia e i… e gli appartenenti a questo Circolo entrano nelle scuole per insegnare ai nostri figli l’affettività… Signori si salvi chi può…
Silvana De Mari comandante in capo Brigate Chesterton per la Difesa dell’Ovvio
La coprofagia fa schifo, la necrofilia fa schifo e la pedofilia fa schifo.
Accettiamo iscrizioni (v. doc, 7)
Il contenuto diffamatorio delle affermazioni riportate in più occasioni e su più media dalla Dott.ssa De Mari, uno fra tutti Facebook, social network nel quale la medesima Dott.ssa De Mari aveva cura di diffondere e condividere le dichiarazioni sopra riportate (v. doc. 8-9), emerge ictu oculi rendendo superfluo qualsivoglia ulteriore ragionamento giuridico sul punto. E’ sufficiente scorrere velocemente la pagina Facebook “Silvana De Mari Community”, per aver chiaro ed evidente come la Dott.ssa De Mari costantemente diffami la collettività lgbt in generale e il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli in particolare.
Alla luce di quanto sopra è opportuno contestualizzare l’effetto dannoso creato al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli enucleando alcune informazioni sullo storico attivista e sull’odierna querelante, al fine di evidenziare la vis diffamante e dannosa delle affermazioni della Dott.ssa De Mari.
Mario Mieli, l’attivista più volte richiamato dalla Dott.ssa De Mari e a cui è dedicato il Circolo di Cultura Omosessuale odierno querelante, è nato nel 1952 e morto nel 1983 e nel corso della sua attività passò dall’attivismo all’elaborazione teorica fino al teatro di movimento. La sua opera principale è “Elementi di Critica Omosessuale”, una rielaborazione della sua tesi di laurea in Filosofia Morale pubblicata da Einaudi nel 1977 e ripubblicata successivamente da Feltrinelli nel 2002. E’ in testo fondamentale del movimento omosessuale tradotto in molte lingue, studiano in molti Paesi e considerato precursore delle teorie queer.
Mario Mieli è spesso citato strumentalmente e a sproposito da chi, come la Dott.ssa De Mari, sceglie di far sempre e solo riferimento a una pagina della suindicata opera, quella in cui pretestuosamente si sceglie di leggere un sostegno alla pedofilia, dimenticando di contestualizzare il fenomeno all’interno della sua opera e della sua epoca e con l’evidente quanto persistente obiettivo di riaffermare un presunto legame tra omosessualità e pedofilia. Appare pertanto ancora più infondato, quanto illecito, il tentativo, sempre sulla scorta di una sola pagina dell’opera totalmente decontestualizzata, di attribuire un presunto sostegno alla pedofilia da parte di chi nel movimento omosessuale contemporaneo voglia richiamarsi a Mario Mieli o, ancora peggio, al Circolo romano odierno querelante. Fondare tali accuse sull’erronea e distorta interpretazione di una sola pagina degli scritti dello storico attivista, costituisce un sillogismo simile a quello di quanti, sulla base di alcuni passaggi biblici, volessero attribuire ai cristiani odierni un sostegno alla pratica della schiavitù, del genocidio o della pena di morte!!!
E’ del tutto evidente che accusare il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e i suoi soci di diretto sostegno alla pedofilia, necrofilia e coprofagia equivale a mettere in atto un sillogismo smentito dalla corretta interpretazione delle sue pagine. Un sillogismo volutamente diffamatorio che non ha mai trovato riscontro in alcuna esternazione, rivendicazione o azione concreta attribuibile alle associazioni LGBT del nostro Paese in generale ed al Circolo di Cultura Omossessuale Mario Mieli in particolare.
Il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, infatti, è un’associazione di volontariato, iscritta al Registro della Regione Lazio, nata nel 1983. Opera nel campo sociale e nel campo dei diritti civili delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, trans gender) e della persona in genere. Promuove azioni di contrasto ad ogni forma di discriminazione e realizza attività culturali e di socializzazione.
Fin dalla sua nascita il Circolo Mario Mieli è impegnato nella lotta all’AIDS e nella difesa delle persone con Hiv/AIDS, sia nel campo dell’informazione e prevenzione (anche per altre infezioni sessualmente trasmesse) sia di quello dell’assistenza.
Il “Mario Mieli” lavora contro il pregiudizio omofobico e transfobico, nel campo dei diritti civili e per una cultura delle differenze attraverso la realizzazione di iniziative culturali, dibattiti, conferenze. Dal 1994 cura l’organizzazione del Pride a Roma.
In particolare il Mario Mieli ha realizzato:
- Il primo World Pride della storia, svoltosi a Roma nel 2000, con il primo Pride Village in prossimità del Circo Massimo;
- Il Pride nazionale nel 2007
- L’Europride del 2011, in collaborazione con Arcigay Nazionale, Famiglie Arcobaleno, MIT (Movimento di Identità Transessuale) e Agedo, che ha visto la partecipazione di Lady Gaga e un milione di persone al Circo Massimo.
Nel campo sociale il Circolo offre una serie di servizi e attività sociali: consultorio psicologico, counselling telefonico attraverso la Rainbow Line (numero verde gratuito 80010611), Test Hiv, Test Hiv rapido, Gruppi di auto-aiuto per persone con Hiv, Consultorio legale, Gruppo giovani, Welcome.
Propone e realizza progetti in diversi ambiti, con il sostegno e la collaborazione di diverse Istituzioni: Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Istituto Spallanzani, Istituto San Gallicano, Ospedale San Giovanni.
Dal 1989, il primo a Roma, svolge un servizio di assistenza domiciliare per persone in AIDS non autosufficienti, formato da uno staff di operatori, psicologi e assistenti sociali, oggi gestito dalla Coop. Sociale GAIA, di cui il Mario Mieli è socio fondatore.
Dal 1993 offre il servizio Unità di Strada, attraverso un’unità mobile attrezzata e con un’equipe composta da medici, psicologi e operatori che svolgono un’azione di prevenzione e informazione sul sesso sicuro. Nelle scuole superiori il Circolo svolge interventi di prevenzione (dal 1998) e di contrasto al bullismo (dal 2006).
In ambito culturale il Mario Mieli organizza diverse iniziative ed eventi. Presso la sua sede e in altre location svolge: presentazione di libri, proiezioni di film e documentari, reading, seminari, corsi, attività teatrali, spettacoli musicali, visite guidate e attività sportive.
Il Circolo Mario Mieli promuove, inoltre, il ricordo della persecuzione e dello sterminio degli omosessuali ad opera del nazifascismo, in particolare on iniziative, convegni e incontri in occasione della Giornata della Memoria (27 gennaio) e ha partecipato su invito del Comune di Roma a un viaggio della Memoria ad Aushwitz (2009).
Dal 1990 presso la sede è istituito il Centro di documentazione Marco Sanna per la consultazione di testi e documentazione varia.
Tra gli eventi di particolare rilevo ricordiamo:
- In occasione dei 30 anni del movimento lgbt italiano, Convegno nazionale e Mostra documentale – fotografica al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2002;
- Il villaggio gratuito all’aperto “Laltrasponda” sul Lungotevere, nel 2003 e nel 2004;
- L’esposizione “Unconventional” con opere di Mirta Lispi nel 2006;
- La Mostra su “Gli stermini dimenticati, Omocausto” presso Palazzo Valentini (Provincia di Roma) nel 2008;
- In occasione dei 40 anni dell’associazionismo lgbt, Convegno, esposizione e proiezione presso l’auditorium dell’Ara Pacis di Roma, nel 2011.
Il Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” è iscritto:
- al Registro del volontariato della Regione Lazio;
- al Registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni (Art. 6 Decreto legislativo 9/7/2003 n.215) presso UNAR.
ed è membro di:
- ILGA;
- EPOA – European Pride Organizers Association;
- INTERPRIDE;
- Consulta Nazionale delle Associazioni per la Lotta contro l’Aids c/o il Ministero della Salute;
- Coordinamento Romano Hiv;
- Consulta Cittadina per i problemi penitenziari del Comune di Roma Capitale;
- Gruppo nazionale di lavoro per la definizione della Strategia nazionale di prevenzione e contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere presso UNAR.
Come è evidente da quanto sopra, il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, fin dalla sua nascita ha un rapporto di profonda ed operativa quanto eclettica collaborazione con le istituzioni di vario livello amministrativo. Con il Governo e la Presidenza del Consiglio dei Ministri mediante, la collaborazione con l’UNAR e con gli enti locali mediante la proficua collaborazione con la Regione Lazio e Roma Capitale.
E’ evidente pertanto, che le affermazioni diffamatorie della Dott.ssa De Mari, la costante reiterazione delle stesse su tutti i media e social network, creino un danno rilevante alla reputazione del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli che ne risulta essere quindi gravemente offesa.
Pertanto, con il presente atto di querela,
CHIEDE
che si preoceda penalmente ai sensi dell’art. 336 c.p.p. nei confronti della Dott.ssa Silvana De Mari per il reato di cui all’articolo 595 c.p. e per tutte le altre fattispecie di reato ravvisabili nei fatti rappresentati.
Con espressa riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento penale e con richiesta di punizione del responsabile dei fatti denunciati.
Ai sensi e per gli effetti dell’art. 406 3° comma c.p.p., si chiede di essere altresì avvisati in caso di eventuale archiviazione del relativo.
Si allegano al presente atto di querela i seguenti documenti:
Doc. 1 – Copia Documenti Presidente Mario Colamarino;
Doc. 2 – Copia del verbale dell’Assemblea Elettorale dei soci del C.C.O Mario Mieli del 05/11/2016 di elezione del Presidente Colamarino;
Doc. 3 – Scheda Anagrafica della Dott.ssa Silvana De Mari estratta dal sito dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Torino;
Doc. 8 – Condivisione del 14/01/2017 nella pagina dei social network Facebook “Silvana De Mari Community” dell’articolo del quotidiano online La CROCE del 13/01/2017;
Doc. 9 – Condivisione del 29/01/2017 nella pagina del social network Facebook “Silvana De Mari Community” dell’articolo del quotidiano online La CROCE del 13/01/2017.
Roma, 14/03/2017
Mario Colamarino
4 Mia memoria di difesa Mario Mieli
TRIBUNALE
DI TORINO
GIUDICE PER L’UDIENZA PRELIMINARE
- A. TOPPINO
Proc. n. 12253/2017 R.G.N.R.
Proc. n. 2368/2018 R.G. G.I.P.
Udienza: 21 Marzo 2018
La sottoscritta Silvana De Mari, imputata come in atti nel sopraindicato procedimento penale, difesa dal prof. avv. Mauro Ronco del Foro di Torino e dall’avv. Fabio Candalino del Foro di Santa Maria Capua Vetere, presenta, in una con i suoi difensori, la seguente
MEMORIA
ai fini di chiedere che il Giudice dell’Udienza Preliminare emetta, ai sensi dell’art. 425 co. 1 codice di rito sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o comunque perché il fatto non costituisce reato ovvero perché la dr.ssa De Mari ha agito nell’esercizio del diritto costituzionale di cui all’art. 21 Costituzione, in particolare sotto il profilo del diritto di critica e di manifestare la verità fattuale e scientifica.
* * *
- 1. Si richiamano anzitutto le osservazioni depositate nella cancelleria della Procura della Repubblica in data 27.12.2017 a firma della dr.ssa Silvana De Mari all’esito del deposito degli atti ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p..
- 2. Il capo di imputazione addebita a carico della dr.ssa De Mari le frasi di cui si è doluto il Signor Colamarino Mario, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, nell’atto di denuncia-querela depositato 15.03.2017 presso la Questura di Roma.
- 3. Il Signor Colamarino focalizza l’asserito contenuto diffamatorio delle frasi espresse dalla dr.ssa De Mari nelle seguenti righe della sua querela: “Mario Mieli è spesso citato strumentalmente e a sproposito da chi, come la dott.ssa De Mari, sceglie di far sempre e solo riferimento a una pagina della suindicata opera, quella in cui pretestuosamente si sceglie di leggere un sostegno alla pedofilia, dimenticando di contestualizzare il fenomeno all’interno della sua opera e della sua epoca e con l’evidente quanto persistente obiettivo di riaffermare un presunto legame tra omosessualità e pedofilia. Appare pertanto ancora più infondato, quanto illecito, il tentativo, sempre sulla scorta di una sola pagina dell’opera totalmente decontestualizzata, di attribuire un presunto sostegno alla pedofilia da parte di chi nel movimento omosessuale contemporaneo voglia richiamarsi a Mario Mieli o, ancora peggio, al Circolo romano odierno querelante. Fondare tali accuse sull’erronea e distorta interpretazione di una sola pagina degli scritti dello storico attivista, costituisce un sillogismo simile a quello di quanti, sulla base di alcuni passaggi biblici, volessero attribuire ai cristiani odierni un sostegno alla pratica della schiavitù, del genocidio o della pena di morte!!! E’ del tutto evidente che accusare il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e i suoi soci di diretto sostegno alla pedofilia, necrofilia e coprofagia equivale a mettere in atto un sillogismo smentito dalla corretta interpretazione delle sue pagine. Un sillogismo volutamente diffamatorio che non ha mai trovato riscontro in alcuna esternazione, rivendicazione o azione concreta attribuibile alle associazioni LGBT del nostro Paese in generale ed al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli in particolare” (pp. 9 -10).
- Il nucleo fondamentale in cui sarebbe annidata, secondo il querelante, l’illiceità del comportamento della dr.ssa De Mari starebbe in ciò i) che la dr.ssa De Mari leggerebbe in modo pretestuoso nell’opera di Mario Mieli un sostegno alla pedofilia, avendo dimenticato di contestualizzare “il fenomeno all’interno della sua opera e della sua epoca”, e ii) che l’affermazione secondo cui il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli offrirebbe un “sostegno alla pedofilia, necrofilia e coprofagia” equivarrebbe “a mettere in atto un sillogismo smentito dalla corretta interpretazione delle sue pagine”.
- 5. Tale sillogismo sarebbe “volutamente diffamatorio”, come conclude la querela del Signor Colamarino.
- 6. E’ cosa evidente, pertanto, che il nodo della questione è proprio il contenuto e il significato dell’opera di Mario Mieli, cui si richiamano come ad esempio i fondatori e i componenti del Circolo di Cultura Omosessuale a lui espressamente dedicato.
- 7. L’asserto del querelante è falso. Infatti, tutte le affermazioni su Mario Mieli e sul significato del circolo intitolato a suo nome sono vere. La veridicità delle affermazioni della dr.ssa De Mari è riconosciuta implicitamente nelle parole della stessa denuncia presentata contro di lei dal Circolo Mario Mieli.
- 8. Ora l’affermazione che Mario Mieli era un pedofilo è vera e inoppugnabile. Mario Mieli afferma la sua pedofilia nel testo Elementi di critica omosessuale. Il significato corretto della parola “pedofilo” è: persona attratta eroticamente da minori. La pedofilia è una condizione mentale caratterizzata dall’attrazione erotica per i minori, condizione ritenuta da alcuni una parafilia o una perversione, dall’ultimo DSM è considerata un orientamento sessuale. Chiunque si dichiari attratto eroticamente dai bambini, indipendentemente dal fatto che abbia o meno compiuto atti pedofili, non può che essere riconosciuto pedofilo.
Mario Mieli dichiara in maniera inequivocabile la sua attrazione erotica per i bambini, per persone cioè di età inferiore alla pubertà, nel suo libro Elementi di critica omosessuale, edito inizialmente da Einaudi, nell’ultima edizione da Feltrinelli.
“Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica” (Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Milano, Einaudi, 1977 ora pag. 55 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf)).
Questa frase costituisce il punto centrale nell’economia dell’intero libro, come si può dimostrare in modo palese attraverso la semplice citazione di una serie di altri passi, come si vedrà più sotto. Tale frase inoltre ha una portata gravissima sotto il profilo della legittimazione culturale della pedofilia e, in evidente logica progressione, della sua legittimazione sociologica e giuridica. Lo si spiega in breve, sotto quattro punti specifici:
- a. Mieli dichiara la sua pedofilia nel senso di desiderio erotico, ed espone un programma di atti pedofili, riassunti nelle parole faremo l’amore con loro. Dichiara il progetto dell’atto pedofilo, l’atto fisico con il bambino, come migliore della non pedofilia. L’atto pedofilo, però secondo scienza ed etica, nonché la personale esperienza professionale della dr.ssa De Mari, costituisce un danno enorme e spesso irreversibile sia dal punto di vista psichico, che dal punto di vista fisico. Fare l’amore con loro è una espressione eufemistica che non indica solo l’atto di provare piacere attraverso il corpo del bambino, bensì anche l’atto di introdurre il pene nel suo corpo, un corpo piccolo e immaturo, con possibili danni vaginali e sicuri danni anali anche irreversibili, tanto più quanto il piccolo corpo è al di sotto della pubertà. Secondo Mieli coloro che sono pedofili, che desiderano il corpo dei bambini, che hanno in programma di “fare l’amore con loro”, sono molto più apprezzabili di coloro che non desiderano eroticamente i bambini, e non desiderano usare i loro corpi immaturi a scopi erotici. Questi ultimi, secondo Mieli, sono persone che traumatizzano i bambini, li “educastrano”, e vanno combattute. L’educastrazione (bizzarro neologismo che congiunge derisoriamente l’educazione con la castrazione) ha come obiettivo la trasformazione del bimbo, tendenzialmente polimorfo e “perverso”, in adulto eterosessuale, eroticamente mutilato ma conforme alla Norma, (Elementi di critica omosessuale, pag 13 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
- b. La rivoluzione preconizzata da Mieli consiste nel proporre come modello la pedofilia, aggredendo verbalmente con il sarcasmo e la derisione chi la combatte. Contrariamente ad altri pedofili, per esempio i firmatari del famoso il «Manifesto in difesa della pedofilia» con i nomi in calce di Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Jack Lang e Daniel Cohn-Bendit, che si limitano a chiedere di non considerare più reato l’atto consumato con un minore di 12 anni, Mieli non si limita a chiedere che la efebofilia sia tollerata, lui progetta di fare l’amore con i bambini, quindi anche minori al di sotto della soglia della pubertà e afferma che fare l’amore con i bambini raccomandabile, non farlo è una forma negativa di pseudo educazione.
- c. Sintomaticamente espressiva del dispregio del Sé è la parola checche usata dal Mieli, che indica il suo auto profanarsi, che ha raggiunto l’apice nella coprofagia praticata ed esaltata e nel suicidio tragicamente eseguito.
- d. Sintomatico del fatto che Mieli identifica sé stesso come l’iniziatore di un movimento e che si presenta come un modello di vita per un numero indeterminato di seguaci è l’uso del plurale. Mieli non dice: io checca rivoluzionaria, ma dice noi checche rivoluzionarie. Chi intende con la parola noi? Lui e tutti i suoi seguaci, quelli che useranno il suo nome, quelli che raccomanderanno il suo libro come lettura fondamentale, coloro che descriveranno la vita e l’opera di Mieli come segno di liberazione e la raccomandano. Mieli con questa frase fonda un movimento; il suo libro è una costruzione ideologica che afferma la pedofilia come fattore di progresso e di sviluppo positivo dell’umanità; l’assenza di pedofilia come repressione ed educastrazione, quindi come fattore negativo dell’esistenza umana. Quel Noi indica che con lui ci sono tutti quelli che usano e useranno il suo nome per combattere la battaglia del radicamento e della diffusione della pedofilia.
- e. Mieli è un teorico della pedofilia, in particolare di quella omosessuale.
- f. Egli è anche un teorico della coprofagia e della coprofilia, come risulta anche da Elementi di critica omosessuale.
- g. Nella denuncia presentata dal Circolo di Cultura Omosessuale nei confronti della dr.ssa De Mari è pienamente riconosciuto, come si è accennato in apertura, che essa ha detto la verità.
Infatti, alla pagina 9 della denuncia è menzionata espressamente la pagina nella quale la De Mari ha individuato il sostegno di Mieli alla pedofilia. La frase succitata non viene negata. I denuncianti affermano che esisterebbero altre maniere di leggere tale frase: “noi faremo l’amore con loro”. In tale frase non vi sarebbe un progetto di pedofilia. Ciò è falso. Non ci sono altre maniere di leggere la frase. I denuncianti affermano che la frase è estrapolata da un testo che nel suo insieme avrebbe un significato diverso. Questa affermazione è falsa: tutto il testo Elementi di critica omosessuale è in linea con questa frase.
- h. Si riporta qui sotto una serie di altre frasi del libro per dimostrare che la pedofilia è il progetto essenziale dell’opera di Mieli; è un progetto di rivoluzione antropologica basata sulla pedofilia e sul combattere chi la combatte; e tutto il libro di Mieli è un progetto di inversione dell’etica, una negazione della biologia e soprattutto un testo infarcito di violenza verbale, per dirla con le parole di Mieli, contro la Norma: la normalità, i normali. Ecco alcuni passi:
“La società repressiva e la morale dominante considerano «normale» soltanto l’eterosessualità — e, in particolare, la genitalità eterosessuale. La società agisce repressivamente sui bambini, tramite l’ educastrazione, allo scopo di costringerli a rimuovere le tendenze sessuali congenite che essa giudica «perverse» (e, in realtà, si può dire che ancor oggi vengano considerati «perversi» più o meno tutti gli impulsi sessuali infantili, compresi quelli eterosessuali, dal momento che ai bambini non viene riconosciuto il diritto di godere eroticamente). L’educastrazione ha come obiettivo la trasformazione del bimbo, tendenzialmente polimorfo e «perverso», in adulto eterosessuale, eroticamente mutilato ma conforme alla Norma”. (Elementi di critica omosessuale pag 13 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf)
“Per dirla con Jung, il padre diventa per il figlio il modello della Persona: «la Persona è un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la società, una specie di maschera che serve da un lato a fare una determinata impressione sugli altri, dall’altro, a nascondere la vera natura dell’individuo». Tramite l’identificazione col padre, la società costringe il bambino a costruirsi una personalità artificiale, consona alla Norma vigente nel mondo «esterno» e che, nel contempo, si ponga come difesa contro i pericoli del mondo «esterno», i trabocchetti del palcoscenico delle Persone”. (Elementi di critica omosessuale pag 20 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
“il padre si (rap)presenta come Persona decisamente eterosessuale e rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera «indifferenziatamente» e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederasta, rifiutano rapporti sessuali con il bambino. In modo analogo, la madre e le donne adulte rifuggono dai rapporti sessuali con la bambina (anche se, in genere, esiste una maggiore intimità erotica tra madre e figlie/i che non tra padre e figli/ie). Inoltre, gli stessi rapporti sessuali e in particolare omosessuali tra bambini vengono repressi”. (Elementi di critica omosessuale pag 21 pdf http://www.mariomieli.net/wpcontent/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
“Tra noi omosessuali, la propensione a formare coppie chiuse è molto meno forte che non tra gli etero: e i pregi della gaia promiscuità sono parecchi, anzitutto poiché essa apre il singolo alla molteplicità e alla varietà dei rapporti, e quindi positivamente gratifica la tendenza di ognuno al polimorfismo e alla «perversione», facilitando, di conseguenza, il buon andamento di ogni rapporto tra due persone (perché né l’uno né l’altro si avvinghia disperatamente al partner, pretendendo la sua rinuncia a rapporti totalizzanti contemporanei con altre/i). La lotta omosessuale rivoluzionaria propone il riconoscersi erotico e affettivo di ogni essere umano nella comunità e nel mondo: ognuno di noi è prisma, è sfera, è mobile, e, al di sotto e al di là delle contraddizioni attuali che ci oppongono e ci negano, ciascuno potenzialmente combacia con ogni altro, in una «geometria» reale-fantasiosa e intersoggettivamente libera, come un caleidoscopio mirabile cui si aggiungono, via via, nuove preziosissime pietre: i bambini e i nuovi venuti d’ogni sorta, i cadaveri, gli animali, le piante, le cose, i fiori, gli stronzi…” (Elementi di critica omosessuale pag 112 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
“Ma la morale sessuale coercitiva reprime il piacere scatologico infantile e piega i bambini al modello prestabilito dalla società la cui struttura economica è sublimazione angosciata e coatta dell’Eros in generale e della coprofilia in particolare. L’educastrazione provoca in noi il disgusto per ciò che in tenera età suscitava grande piacere e interesse: il gusto del Lumpf si trasforma in complesso di Lumpf e la tendenza coprofila volge verso oggetti sostitutivi nella sfera del gioco e della sublimazione”. (Elementi di critica omosessuale pag 140pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
“D’altro canto, se la lotta per la liberazione dell’omosessualità si oppone decisamente alla Norma eterosessuale, uno dei suoi obiettivi è la realizzazione di nuovi rapporti gay tra donne e uomini, rapporti totalmente alternativi rispetto alla coppia tradizionale, rapporti atti, fra l’altro, a un nuovo modo di generare gaio e di vivere pederasticamente con i bambini”. (Elementi di critica omosessuale pag 201 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
- 9. Tutti i commentatori di Elementi di critica omosessuale, tutti vedono nel libro un inno a pedofilia, necrofilia e coprofagia. Tim Dean, psicoanalista dell’Università di Buffalo, che redasse l’appendice dell’edizione Feltrinellidi Elementi di critica omosessuale, affermava: «Nel processo politico di ristrutturazione della società (…) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofiliae la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi (…) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi “i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose” annullando “democraticamente” ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie». A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo determinati elementi, ritenuti da Mieli come “pregiudizi di certa canaglia reazionaria” (pag 7 pdf http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf). che, trasmessi con l’educazione, hanno la colpa di trasformare troppo precocemente il bambino in adulto eterosessuale.
- 10. I commentatori, tutti, e gli stessi autori della denuncia, affermano l’enorme importanza di questo libro.
- 11. Come scrisse infatti il giornalista, Gianni Rossi Barilli, curatore, insieme a Paola Mieli, di una nuova edizione del saggio, pubblicata da Feltrinelli nel 2002, il volume di Mieli «rimane a tutt’oggi il più importante saggio teorico prodotto in Italia nell’area del movimento di liberazione omosessuale».
Che un libro dichiarato di enorme importanza per la liberazione omosessuale parli a favore della pedofilia, è gravissimo. Un enorme numero di omosessuali, la stragrande maggioranza, non si riconosce certamente per nulla nelle sue affermazioni.
- La dr.ssa De Mari ha affermato che gli appartenenti al Circolo Omosessuale Mario Mieli non possono non condividere, per effetto dell’intitolazione del loro Circolo a siffatta figura emblematica, le sue posizioni sulla pedofilia. Questa affermazione è assolutamente vera e dimostrabile.
Gli appartenenti al circolo Mario Mieli danno valore positivo a pedofilia, necrofilia e coprofagia, e ciò fanno in due modi: uno implicito e uno esplicito.
Modo implicito: inneggiano ai valori di Mario Mieli intitolando a lui il circolo. Quando si intitola un circolo, una società, un partito a qualcuno si dichiara implicitamente, ma inequivocabilmente, di accettare e condividere le sue idee. Il circolo non è dedicato a Pasolini o Oscar Wilde, ma a un individuo che ha dichiarato in un testo, giudicato nel sito del Circolo stesso fondamentale l’apprezzamento positivo della pedofilia e la necessità di combattere chi vi si oppone. Nel sito c’è un invito ad approfondire la figura di Mario Mieli e a leggere il suo imperdibile testo, testo che, per affermazione dei suoi stessi commentatori, include nel suo elenco di esperienze redentive la
pedofilia, la
necrofilia e la coprofagia.
Modo esplicito: nel sito Mario Mieli ci sono righe a favore della pedofilia e che condannano chi alla pedofilia si oppone. Qui c’è il link:
Nella pagina, che è il biglietto da visita dell’associazione, è riportato il link a un articolo di Francesco Paolo Del Re, intitolato “Mario Mieli, dinamite frocia contro la Norma”, in cui troviamo le seguenti parole:
“Altra grande rottura di senso è il riconoscimento della sessualità indistinta, gioiosa e vitale del bambino. Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irreggimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros. Discorso eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia, ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe.
Quello di Mieli è un monito a tenere bene a mente la vitale, originaria e prorompente sessualità infantile, in modo da non imbrigliarla nelle coercizioni della Norma, che genera inevitabilmente repressione, omofobia, violenza, discriminazione. Mieli non dà risposte, ma lascia aperti interrogativi di ordine etico sul ruolo castrante del sistema educativo (rappresentato dalla famiglia in primis) e sulle potenzialità ancora ignote di un Eros che, se lasciato libero di esprimersi, può fondare una società diversa da quella in cui viviamo. Sicuramente più libera.
Mieli potrebbe dunque offrire proficui spunti di riflessione nell’ambito della riflessione sulla genitorialità gay e in generale sulle famiglie alternative a quella tradizionale, all’ordine del giorno oggi: se la famiglia eterosessuale e monosessuale è il sigillo che imprime con forza il marchio della Norma sulla pluralità dei desideri del bambino, allora una famiglia non eterosessuale, ancorché monosessuale, potrebbe educare un figlio senza castrarlo, ci chiediamo, inculcando in lui i valori di una sessualità più vicina al potenziale transessuale originario?
Possono le nuove famiglie contribuire a rompere il circolo vizioso della normatività normalizzante e della normalità normativa? Alla Norma Mieli contrappone l’assunzione e la pratica di tutte le perversioni, che restituiscono agli individui la condizione originaria di transessualità, ovvero la libera e gioiosa espressione della pluralità delle tendenze dell’Eros. Le perversioni sono tappe inevitabili, lungo il cammino dell’Eros e dell’emancipazione per la rottura di ogni tabù. In quest’ottica va letta quella che forse è a tutt’oggi la più indigesta delle provocazioni di Mario Mieli: la trasformazione della rivendicazione del piacere anale in elogio della coprofagia, che è sia provocazione di ordine estetico, declinata in forma di performance teatrale, sia momento privato di esplorazione del desiderio.”
In queste parole troviamo l’apprezzamento di pedofilia e coprofagia e di ogni altra perversione; pedofila e coprofagia vengono presentate come valori positivi, la mancanza di coprofagia e pedofilia, la Norma, come qualcosa di negativo. Chi si oppone alla pedofilia è stigmatizzato come bigotto che scatena la caccia alle streghe.
Nello stesso articolo allo stesso link si trova una adesiva descrizione della coprofagia di Mario Mieli.
“Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”, con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce nel cui impasto confluivano non solo merda, sangue e sperma, ma anche ogni altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume. Perché? “L’abbiamo mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi giorni dopo le “nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione”. Questa comunione vuole essere testimonianza e annuncio dell’avvento di un’armonia che, attraverso la liberazione dell’Eros, costituisce una nuova “età dell’oro” ”.
Nel sito del Circolo Omosessuale Mario Mieli si trovano quindi l’apprezzamento della pedofilia nonché della coprofagia, oltre che l’esaltazione di Mario Mieli e del suo testo Elementi di critica omosessuale dove vengono apprezzati pedofilia, coprofagia e anche necrofilia, coprofilia e zoofilia.
- Nella denuncia gli appartenenti al Circolo Omosessuale Mario Mieli elencano in senso elogiativo tutte le attività in campo pedagogico, psicologico e sanitario in cui il loro Circolo è coinvolto.
Il motivo che ha spinto la dr.ssa De Mari alle esternazioni di disapprovazione critica al Circolo Mario Mieli sta proprio nel fatto che organismi pubblici, come essa ha dimostrato nelle osservazioni depositate il 27.12.2017, hanno fornito contributi, anche di carattere economico, a tale Circolo affinché svolga attività di consulenza pedagogica e psicologica. Ciò è contrario all’art. 8 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali, che recita al punto 2. “Ciascuna delle Parti adotta le misure legislative o di altra natura necessarie per evitare o vietare la diffusione di materiale che pubblicizza i reati previsti dalla presente Convenzione”.
Che gli appartenenti al Circolo intitolato a una personalità che valorizza la pedofilia, la coprofagia e la necrofilia riceva denaro pubblico per occuparsi di psicologia, pedagogia e sanità pubblica, è un errore gravissimo, che, come madre, come medico e come contribuente la dr.ssa De Mari ha sentito il dovere di contrastare.
Nella stessa denuncia sono riportate dagli stessi denuncianti le parole con cui la dr.ssa De Mari ha dichiarato che smetterà di parlare contro il Circolo Mario Mieli nel momento in cui esso cambierà il suo nome e, di conseguenza. il suo sito. Oppure la dr.ssa De Mari smetterà di riprovare criticamente il Circolo Mario Mieli, per i contenuti che esso veicola, soltanto se verranno tolti i finanziamenti pubblici e quando non verrà più ammessa la loro partecipazione alle attività educative nelle scuole e negli ambienti della sanità.
- 14. La condotta della dr.ssa De Mari è parresia: affermazione della verità, della verità semplice e pura. Nella denuncia infatti si rileva che per quello che essa ha scritto i querelanti si sentono offesi, non che ciò sia falso.
La dr.ssa De Mari sente il dovere morale ed ha il diritto di criticare un Circolo che esalta una persona che ha inneggiato alla pedofilia e che ha entusiasticamente parlato di coprofagia, il mezzo più violento e rapido di contagi di numerose e gravi malattie, nel momento in cui questo Circolo è sovvenzionato con denaro pubblico per attività pubbliche.
Alla rivoluzione sociale di Mario Mieli, come riassunta dal prof. Tim Dean, psicoanalista dell’Università di Buffalo, nel suo contributo in appendice allo scritto di Mieli, sono di ostacolo i valori familiari, naturali e cristiani.
E’ un diritto – dovere della dr.ssa De Mari, come di qualsiasi cittadino, difendere i valori naturali e cristiani, e difenderli con l’arma della verità.
Torino, li 15 Marzo 2018
dr.ssa Silvana De Mari
prof. avv. Mauro Ronco