Cosa prevede il diritto internazionale umanitario in caso di guerra?
Chiunque prenda parte ad un conflitto armato deve rispettare le norme del diritto internazionale umanitario, soprattutto per proteggere i civili durante i conflitti, come quello in corso nella Striscia di Gaza tra le forze militari israeliane ed i gruppi armati palestinesi.
Gli attacchi a ospedali e obiettivi civili che stanno avvenendo nelle ultime ore nella Striscia di Gaza controllata da Hamas nell’ambito del conflitto israelo-palestinese, hanno scosso la comunità internazionale e hanno riaperto il dibattito sull’obbligo di rispettare il diritto umanitario internazionale e sulla possibile incriminazione per crimini di guerra e genocidio.
Il diritto internazionale umanitario (DIU) è un insieme di norme che hanno l’obiettivo di regolare gli effetti dei conflitti armati sui civili e sui combattenti e la condotta delle ostilità da parte delle forze armate sia statali che non statali. Durante un conflitto armato, gli Stati sono quindi vincolati agli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario.
Anche in situazioni estreme, come le guerre, i principi del diritto internzionale umanitario devono infatti assicurare il rispetto della dignità umana e la protezione dei più vulnerabili. Ma quali sono i principi fondamentali del DIU che bisogna rispettare durante le ostilità? Cosa dice il diritto internazionale umanitario sulla protezione dei civili?
Qual è lo scopo del diritto internazionale umanitario, quando si applica e come è nato
Scopo del diritto internazionale umanitario è proteggere in caso di guerra non solo i civili, ma anche malati, feriti, prigionieri di guerra e altre figure coinvolte nei conflitti senza costituirne parte attiva.
Il DIU è collegato alla nascita della Croce Rossa Internazionale. Nel 1864, infatti, lo svizzero Henry Dunant organizzò a Ginevra una conferenza diplomatica dopo la battaglia di Solferino del 1859, che aveva causato più di 30.000 vittime tra morti e feriti. In quest’occasione, fu firmata da 12 Paesi europei la prima Convenzione di Ginevra che riguardava la protezione dei feriti durante i conflitti armati. Il DIU è formato principalmente dalle Convenzioni dell’Aja del 1889 e del 1907, dalle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e da tre protocolli aggiuntivi del 1977 e del 2005, ed è proprio il CICR (Comitato della Croce Rossa Internazionale) l’organismo che deve vigilare sul rispetto delle convenzioni di Ginevra.
I principi fondamentali del DIU in caso di conflitti armati
Oggi ci sono nuovi fattori da tenere in considerazione durante i conflitti che rendono sempre più complessa la loro gestione: la protezione degli operatori umanitari, la possibilità di ricevere attacchi cyber, l'uso di armi chimiche e batteriologiche. Ci sono però dei principi del DIU ritenuti fondamentali, principi cardine che tutte le parti in conflitto sono tenute a rispettare sempre. Vediamoli uno per uno.
Il principio di umanità
Detto anche “clausola Martens”, nacque nel 1899 e prende il suo nome dal diplomatico russo Friedrich Martens che partecipò alla Convenzione dell’Aja. Il principio di umanità prevede che i civili e i soldati feriti, i malati, i prigionieri o coloro che hanno deposto le armi devono essere trattati con umanità e secondo i principi della pubblica coscienza. Va dunque rispettata la dignità dell’essere umano anche nel corso del conflitto, senza ricorrere a trattamenti inumani o degradanti.
Il principio di distinzione
Durante i conflitti armati, dev’essere fatta una distinzione tra civili e militari, e tra obiettivi civili e militari. La protezione di queste due categorie è infatti diversa. Mentre i combattenti, secondo il DIU, possono essere attaccati fino alla resa, i civili non possono essere in alcun modo obiettivi da parte dell’esercito nemico, anche in caso di incidenti. Gli attacchi devono essere diretti solo verso obiettivi militari. Gli attacchi contro civili o contro obiettivi civili, come scuole, ospedali e case sono vietati e considerati crimini di guerra. Quando non si ha la certezza se un obiettivo è civile o militare, si presume lo stato civile e dunque è vietato attaccare. In caso contrario, viene definito attacco indiscriminato.
Il principio di proporzionalità
Secondo il DIU, prima di lanciare un attacco «bisogna valutare che ci sia un vantaggio militare concreto e diretto, rispetto alle perdite umane e ai danni alla popolazione civile, ai beni culturali e ai beni civili, incidentalmente causati».
Se un attacco, quindi, può causare eccessive perdite o eccessivi danni ad obiettivi civili rispetto al vantaggio militare che si potrebbe ottenere, è vietato attaccare. Questo è chiamato principio di proporzionalità, proprio perché si basa su una proporzione tra l’obiettivo che si vorrebbe raggiungere e gli effetti che questo causerebbe. È il principio più controverso del diritto umanitario internazionale, perché ammette che ci possano essere delle perdite civili, quelli che in campo militare vengono spesso definiti "danni collaterali".
Il principio di precauzione
Le parti in conflitto sono tenute a prendere le precauzioni necessarie per proteggere i civili, sia in caso di attacco che di difesa. Ma cosa significa? L’obbligo di precauzione in attacco significa che, sia nei tempi che nelle modalità di attacco, bisogna cerca di ridurre al minimo i danni ai civili e agli obiettivi civili. Questo include: avvisare con adeguato anticipo ed in modo efficace i civili presenti nella possibile zona di attacco e che, se questo dovesse essere sproporzionato o mirato ad un obiettivo civile, deve essere annullato. Secondo questo principio, si deve evitare di collocare obiettivi militari vicino ad aree densamente abitate o sferrare offensive da aree densamente popolate.
Altre regole fondamentali del DIU in caso di conflitto
Oltre a questi tre principi cardine, ci sono altre regole fondamentali da rispettare in caso di conflitto armato. Nel diritto internazionale umanitario, i feriti e i malati devono essere raccolti e devono avere la possibilità di ricevere le cure adeguate. Questo include sia accesso a medicinali che possibilità per i medici e gli infermieri di operare in modo sicuro e in condizioni igieniche dignitose.
I prigionieri di guerra hanno diritto a ricevere trattamenti non inumani e degradanti, quindi ad essere nutriti e protetti, e bisogna garantire l’accesso a cibo, medicinali e beni di prima necessità. Bisogna garantire il passaggio rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari e la libertà di movimento degli operatori umanitari nelle aree di conflitto. È vietato l’uso di armi che provocano sofferenze inutili o gravi danni ambientali come armi chimiche, biologiche, laser accecanti e affini.
Tutte le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario sono considerate crimini di guerra. Tra questi: tortura e trattamenti inumani di prigionieri, stupro, attacchi alla popolazione civile, deportazione illegale di civili, presa di ostaggi, impiego di bambini soldato. Nel caso in cui ci siano violazioni delle Convenzioni di Ginevra, uno Stato può denunciare i presunti colpevoli davanti alla Corte Penale Internazionale (ICC) per crimini di guerra. Devono essere quindi svolte indagini scrupolose sulle presunte violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario e punire i responsabili. Le parti in conflitto hanno l'obbligo di garantire che queste indagini siano svolte in modo indipendente ed efficace e hanno l’obbligo di collaborare con le missioni d'inchiesta internazionali.
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